Vigneto Pusterla, perla del patrimonio vitivinicolo bresciano
Il vigneto Pusterla prende il suo nome proprio dalla porta presente sul lato Nord dei bastioni del castello di Brescia e ancora oggi si può ammirare tutta la sua bellezza ai piedi del colle Cidneo, nel pieno centro cittadino della Leonessa d’Italia. Anticamente si indicavano con il nome “Pusterla” le porte che davano accesso a passaggi segreti che s’immettevano nelle mura di castelli o fortificazioni in genere. Il documento più antico che testimonia la presenza di viticoltura in quest’area risale al Diploma dell’Imperatore Corrado II del 1037, che cedeva il controllo dell’area al Vescovo Odorico, elencando tra i vari appezzamenti, anche numerosi fondi coltivati a vite.
Negli anni a seguire questi territori vivono numerose vicissitudini, fino a quanto negli anni ’40 il vigneto viene ereditato dalla famiglia Capretti. Subito Mario Capretti capisce l’importanza del vigneto e si impegna nella valorizzazione di questo patrimonio, ad esempio attraverso la registrazione del marchio “Pusterla” nel 1940. L’azienda vive un momento di splendore fino al 1973, anno in cui per motivi di salute Mario è costretto a cedere la gestione del vigneto. I terreni sono allora coltivati a mezzadria dai tre fratelli Castrezzati che, rilevando anche le uve di proprietà, vinificano il loro vino fino alla fine del 1990. Successivamente il fondo è stato dato in concessione prima all’Itas Pastori e successivamente all’Azienda Agricola Pusterla.
A distanza di 20 anni circa, Maria Capretti ha ripreso in prima persona la gestione del vigneto. “Mi sono impegnata nella conservazione di questo patrimonio agricolo – racconta la proprietaria – attraverso il recupero delle vecchie viti Invernenga, che costituiscono un vero patrimonio storico per la città. Per questa ragione è partito il progetto di valorizzazione, che prevede la messa a punto di 3 nuovi impianti, di cui uno già produttivo, che accompagneranno le 3000 vecchie vigne”. Ai piedi del Castello, però, non si produce solo vino, ma anche frutta, come ciliegie e fichi che si trasformano in deliziose confetture e miele, prodotto dalle api che vivono nel vigneto.
Al momento la gamma di vini è costituita da 3 etichette: “Pusterla Bianco”, che rappresenta l’espressione più tradizionale del vitigno, “Pusterla 1037” realizzato con una selezione di uve provenienti per il 90% da vecchie vigne storiche e che si caratterizza per maggiore struttura e complessità e “Dolce Passione”, il “passito non passito”, come lo definisce Maria, ovvero la versione passita dell’Invernenga, che subisce un appassimento per oltre 2 mesi in cassette, allo scopo di esaltare le caratteristiche organolettiche dell’uva.
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